Commento gita: | Dall’iconica Madonna della Cona il Monte Bellavista (Porche) è invisibile all’occhio, vista la lontananza, e il cuore non ha di che dolersi.
Scivolando lungo la sterrata per Fonte della Jumenta, ci scoliamo allegri d’un fiato l’happy one hour (60’), pronti a spalleggiare il bagaglio di giornata fino alla prima delle due spalle. Poi, rampiamo per la seconda fino a montare in groppa al Porche per una visita privata nella ovattata Valle Lunga, che ci accoglie candida e in grande spolvero.
Puntuali per la ricreazione, a quota 1.800 ci sbafiamo frutta che fu fresca per una salita energizzata nel budello che ci riporta ai piani alti, dove la cricca si divide: chi sulla via di rientro, chi sul rientro per la via che si rivelerà maestra.
Ed io, che da un lustro m’incammino coi Cappuccini per le terre che furono culla del loro ordine, realizzo che sto coi frati e che vorrei zappare pure i bianchi orti dell’Orteccia (Valle) con madre Gisella.
Al dunque, salutiamo i fratelli peregrini e in religioso silenzio seguiamo le filanti orme di fratello lupo per una devota ascesa a Cima Vallinfante, dove convertiamo gli attacchi alla discesa su fraterna neve, nella grazia di un manto divino che Laudato si è di sicuro e che ci fa dono del giubilo di giornata.
Nel bianco creato, che vorresti fosse per l’eternità, lo sci osserva fedele la regola dell’ora labora in distensione et ora labora in piegamento, nella meraviglia della porziuncola destra dell’eremitica valle.
Scambiato il segno di pace con gli ultimi dei faggi, ci genuflettiamo sull’irto pendio per il Passo che oggi appare meno Cattivo, dolce preludio per l’ultima discesa alla volta della Felycita (Hotel) e l’attesa comunione coi prodighi fratelli.
Una volta a casa, rinunciamo ad ogni agio spogliandoci delle vesti riccamente sudate, pronti a nuova vita e fiduciosi di poter tornare nel Paradiso bianco degli sciatori di buona volontà, Dio volendo.
Sibillini: val bene una messa!
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