Commento gita: | E' sempre facile dire, quando sai che hai fatto l'ultima gita della stagione, che è stata la migliore sciata dell'anno. Un po' ci si autoconvince di quello che si pensa, specialmente quando certe uscite strepitose di dicembre o febbraio ormai sono lontane, quasi remote ora che è primavera inoltrata. Devo però ammettere che ieri un certo numero di curve su firn quasi perfetto mi hanno dato una certa emozione. Quasi liberatorie, da fine della pandemia, senza mascherina all'aria aperta, lontano da tutti, nell'ormai collaudata solitaria del lunedì di cassa integrazione. Ho dovuto aspettare il tempo giusto per il Rondinaio, volevo portarlo a casa in questa stagione, sono stato fortunato e perseverante alla fine. Non potendo uscire dalla Regione ho vagato per l'Appennino, nell'inverno della tanta neve, dei divieti, dei colori, dei vaccini, dell'assurdità del cataclisma che ci è piombato addosso. Ma si è fatta di necessità.. virtù. E il risultato c'è stato, la soddisfazione anche. Un bel ricordo, spesso intimo, altre volte condiviso.
Sulla gita, classica oltre la misura, non c'è molto da dire. Si mettono gli sci poco dopo il parcheggio non appena si prende il sentiero per il Lago Baccio, la cui sponda ovest richiede dieci minuti di spalleggio e vari cava e metti. Poi è tutto innevato oltremodo fino in cima. Più o meno ho seguito il sentiero 523, in una zona più ripida - per guadagnare la splendida vista sulla Garfagnana - ho montato i rampanti. Un eccesso di zelo ma mi sono sentito più sicuro. In vetta alle 10, meno di due ore dalla macchina procedendo con calma. Sosta e via, super firn sul gobbone che guarda verso il Lombardo, poi via via neve più molla e collosa ma al di sopra delle aspettative. Giunto in prossimità del lago un ripensamento. Quella sorta di ampio canalone che parte dalla selletta a sud del Lombardo con la luce delle 11 mi appariva diverso, più bello ed invitante di come l'avevo visto salendo. Veloce ripellata e si riparte, attraversando un intricato boschetto fino ad una piana e poi alla base del pendio. Salendo la pendenza aumenta, si scivola e ci vorrebbero nuovamente i rampant. Basta, non ho più voglia di fare l'ordinato sci-alpinista, salto tutti gli schemi, salgo con gli sci in mano appoggiando le code nella neve per sostenermi. Solo voglia si salire un'altra cima e godermi l'ultima discesa. Rapida sortita a piedi alla croce poi inforcati gli sci mi lancio nel pendio, anche qua lunga serie di curve perfette su firn commovente. Al rientro passo il lago da est, tutto innevato, ma non avevo considerato il guado del torrente per riguadagnare l'altra sponda. Dentro in acqua anche con lo scarpone, chissenefrega oggi va bene così, la libertà è anche questo. A ritroso al furgone, soddisfatto della gita e della giornata, pensando già alla prossima uscita che sarà su roccia, necessario guardare sempre avanti. |